Le otto montagne è uno stato dell’anima.
E’ un film, un libro, un luogo, una dimensione.
Ed è un tour bellissimo.
Cosa non si fa pur di assecondare una suggestione fortissima, l’innamoramento di un paesaggio, un richiamo dello spirito.
Riapriamo allora la rubrica cineturismo!
Avete visto, sì, il film Le otto montagne di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch? Avete letto il libro di Paolo Cognetti dal quale è tratto?
Se no, dovete recuperarli entrambi, assolutamente.
Il romanzo del 2016, Premio Strega 2017, ha dato vita l’anno scorso all’altrettanto meraviglioso lungometraggio, Premio della giuria al Festival di Cannes 2022 e Miglior Film, Miglior sceneggiatura non originale, Miglior fotografia e Miglior suono ai David di Donatello 2023.
Le otto montagne è una intensa storia di amicizia, di fedeltà e di montagna.
E’ un potente western esistenziale ambientato a metà degli anni ottanta che parla di umanità e solitudini, tra i pascoli, le cime impervie, i laghi e i boschi delle Alpi Valdostane.
Come già accaduto con i film Chiamami col tuo nome e Suspiria di Luca Guadagnino e con Il signor Diavolo di Pupi Avati, rieccoci ora con un’altra opera affascinante e immersiva alle cui location non potevo non andare.
Anche stavolta il film in questione, ultimo lavoro del regista del toccante Beautiful boy (con il nostro immancabile Timothée Chalamet!), mi ha intrigata, non solo dal punto di vista prettamente cinematografico, ma anche per l’aura generale che lo avvolge.
Le otto montagne, devozione alla bellezza
Forzando un po’ il filosofo Walter Benjamin e le sue considerazioni sull’autentica fruizione dell’opera d’arte:
‘Un singolare intreccio di spazio e tempo: l’apparizione unica di una lontananza, per quanto questa possa essere vicina‘
e consapevole di dribblarlo circa la perdita dell’aura originale a causa della riproduzione tecnica (il cinema):
‘La sempre più incontrastabile esigenza dell’uomo di impossessarsi dell’oggetto ne svaluta l’autenticità’,
ho deciso di ridurre proprio la lontananza della quale parla – intesa come distanza spaziale e temporale – e andare a prendermi quell’hic et nunc che le cose autentiche, in questo caso i luoghi del libro e del film, possiedono.
Al diavolo la contemplazione distante. Volevo andare lì, su quelle montagne e toccarle.
E volevo indossare camicie a quadri e scarponi!
Al diavolo la perdita dell’aura nella fotografia. Ho fotografato tantissimo.
E ho mangiato tanta polenta concia (soprattutto al delizioso Agriturismo Al Pioppo di Brusson).
Avevo proprio voglia di andare in montagna qualche giorno, anche per evadere un po’ dalle brutture del momento storico. Non ero mai stata in Valle D’Aosta: detto fatto!
Il quid sicuramente è difficilmente riproducibile, sfugge: la cosa migliore è, come sempre, andare a vedere coi propri occhi.
La principale e fedele ambientazione de Le otto montagne – dove il milanese Cognetti vive da quindici anni e i belgi Van Groeningen e Vandermeersch si sono trasferiti per un anno cercando di coglierne l’essenza – è la Valle d’Ayas.
Quest’ultima è indiscutibile protagonista del film, quanto i due straordinari interpreti Luca Marinelli e Alessandro Borghi (ma vaa? L’ho già detto mille volte di recuperare Non essere cattivo di Claudio Caligari del 2015, vero?).
Valle D’Aosta: outfit giusto per location mozzafiato
Sapevo che dalla scorsa estate vengono organizzati tour nei luoghi raccontati con guide naturalistiche e alpine.
Sapevo anche di non essere assolutamente né allenata né pratica di trekking. Ricordate com’è andata alle Cascate del Serio?
Sorry, I did it again! Individuata l’escursione del 19 agosto agli alpeggi di Palasinaz, con la complicità di Michele del gruppo Tour Le otto montagne, mi sono infilata in un’altra impresa eccezionale!
Sul sito dei tour escursionistici guidati trovate tutte le proposte con i diversi itinerari e difficoltà (compresi quelli ai ghiacciai, vette e rifugi, per me decisamente proibitivi).
Ma ora partiamo! Primo pensiero: l’abbigliamento, obviously!
Ho messo in valigia ciclisti e bermuda, calzettoni alti, top, t-shirt e i miei adorati camicioni tartan che fanno tanto montagna. Ho recuperato i fondamentali d’ordinanza: scarponi e bastoncini da trekking. Indispensabili poi felpe e cappelli. E naturalmente crema solare 50+ e zaino all day long!
Non sono ancora così wilde da soggiornare in baite o rifugi. Ho optato quindi per il comodissimo HG Hotel Italia di Brusson (AO), strategico per ogni spostamento e con una terrazza panoramica che ti fa sentire padrona della valle.
Brusson è il delizioso comune turistico che comprende le location principali nelle frazioni più a monte Estoul e Graines. Anche qui sono state girate alcune scene del film, come quella al bar ristorante La Boule, sfortunatamente ora chiuso, dove i protagonisti Pietro e Bruno si rivedono da adolescenti.
Ma è precisamente a Graines (Grana nel film e nel libro) che i due si conoscono da bambini. L’antico borgo, inerpicato a 1375 metri, gioiello sperduto con pochissimi abitanti, ha ospitato la maggior parte delle riprese.
La casa di Pietro, che ho tanto cercato, in questo momento è in ristrutturazione e la foto purtroppo non le rende giustizia.
Tour le otto montagne: la sfida
In vista della (quasi temuta) eroica escursione con le guide del Tour Le otto montagne, con la quale mi sarei definitivamente sfidata nei giorni successivi, mi sono, diciamo, preventivamente illusa di esercitarmi un po’ per sentieri.
Meravigliosa è Barmasc, frazione di Ayas a 1898 metri, meta obbligatoria da queste parti, con tantissime passeggiate ed escursioni vista Monte Rosa.
I ghiacciai del Monte Rosa alimentano anche le suggestive cascate di Isollaz a Targnod, frazione di Challand-Saint-Victor. Il salto d’acqua è di 50 metri e l’aria intrisa di spruzzi e il fragore intenso sono una goduria.
Al giorno più importante e impegnativo sono arrivata quindi carica – col mio format look super rodato – pronta a rivivere, attraverso gli scenari del film, le emozioni di Pietro e Bruno. O eventualmente altre, purché suggestive, panoramiche e selvagge.
Ebbene, le aspettative sono state più che soddisfatte. Il tour guidato di circa sette ore a dislivello 800 metri, attraverso gli alpeggi di Palasinaz, con una decina di altri appassionati del film, è stato fantastico!
Grazie agli esperti e premurosi Michele Alliod e Anna Ravizza ho percorso pascoli e mulattiere e scoperto spazi intatti e solitari, per me, probabilmente, altrimenti irraggiungibili.
Da Estoul siamo saliti all’alpeggio di Bruno al villaggio Lavassey, a 2.000 metri. Abbiamo visto poi il caseificio utilizzato per le scene nelle quali quest’ultimo ha un’attività di famiglia.
Ode alla montagna
Infine, dulcis in fundo, abbiamo raggiunto la tanto anelata alpe Merendioux a 2263 metri con la baita (la Barma nel film) ricostruita da Bruno e Pietro.
Punto molto panoramico sull’ampia vallata, la baita per me è il luogo dei luoghi, luogo paradigma, che raccoglie il silenzio e lo spirito della vita di montagna, magnificamente celebrati dal film:
‘Volevamo un film epico raccontato da piccoli gesti. Un’ode alla fragilità e alla forza di ogni singolo essere vivente, che sia uomo, animale, pianta o montagna‘.
Ragazzi è stato micidiale, ma ce l’ho fatta anche stavolta!
Nei momenti più faticosi mi cantavo il bellissimo e struggente brano portante della colonna sonora As Long As We Last di Daniel Norgren.
Tutto il percorso è davvero spettacolare, indimenticabile, nonché arricchito dagli sfiziosi aneddoti di Michele, preziosa persona del luogo che ha lavorato sul set (anche come stuntman)!
Insomma, che ve lo dico a fare? Viva la Valle D’Aosta e viva il cinema italiano!
Vi saluto con Margherita, uno dei due muli del film, che ci ha accompagnato per tutta l’escursione trasportando il pranzo (preparato da Barbara del ristoro Il Pranzo di Babette a Estoul, altra location del film).
Noi ci vediamo al Festival del Cinema di Venezia – ciak si gira!
(D. B.)
sei andata dove hanno girato le 8 montagne? fil FANTASTICO!!!!
Ciao Dimitri, già, non ho resistito!
Non ho visto ne il film ne letto il libro… devo recuperare assolutamente visto che leggendo l’articolo… la curiosità è tanta!
Ciao non sono mai stata in Valle D’Aosta, meravigliosi luoghi, devo leggere libro e vedere film, grazie
Ammetto che non sono mai stata in Valle D’Aosta. Ma la tua accurata descrizione, nonché le tue splendide foto sono riusciti ad accendere in me una certa curiosità per questa splendida regione.
Non ho visto il film, il libro è nella “Pila della Vergogna”, avendo letto il tuo post mi viene voglia di partire subito.
P.S. Bella la foto con il mulo 🙂
Questo articolo l’hai scritto per me, confessa!! Adoro la montagna, in valle d’Aosta ci sono stata spesso, ma non conoscevo nè libro nè film. Solo la polenta concia 🙂 Promesso, recupererò tutto. ps.stai benissimo vestoita così!
Non ho letto il libro né visto il film ma lo sto aggiungendo adesso alla lista da guardare. Mi hai fatto proprio venire voglia di fare questo tour!
Ammetto che non ho ne visto il film, ne tanto meno letto il libro. Rimedierò per entrambi, ma prima il film perché la mia pila di libri da leggere e già acquistati sta raggiungendo vette vergognose. Rimando in tema vette, da quello che ho letto é un tour molto interessante anche a adatto a chi come me non é un gran sportivo.
Non ho ancora letto il libro e recupero non appena posso, luoghi meravigliosi qui in famiglia adoriamo escursioni e montagna per cui grazie per il reportage fotografico, un bellissimo mix tra moda, bellezza, natura, cinema, letteratura e design tutto in un unico post prossima meta aggiunta alla lista.
Ma sai che non ho visto il film e nemmeno letto il libro? Vista la risonanza mediatica che sta avendo, dovrei darci una chance, che ne dici?
Al solito, i tuoi articoli a livello di glamour sono il meglio, complimenti per il lavoro sempre approfondito e ben fatto!
Mi hai fatto scoprire dei mosti meravigliosi, mi piace soprattutto il fatto che sono adatti anche a chi come me non é proprio sportiva. Da poco ho preso un cagnolino e lo porto con me ovunque, sai se ci sono delle strutture che accettano anche dei cani di piccola taglia? Grazie
Ora devo assolutamente recuperare sia il film che il romanzo, grazie per il consiglio!