Uomo Prada AI 2022-23, ovvero Miuccia Prada e Raf Simons di nuovo insieme per la prossima stagione invernale maschile.
Le collezioni dedicate all’uomo hanno sfilato durante la Milano Fashion Week dal 14 al 18 gennaio, leggo da più parti, più che mai blindate, stavolta anche dall’obbligo per tutti del simpatico Super Green Pass.
Non si capisce perchè in quest’occasione (come in altre) gli addetti ai lavori, modelle comprese, debbano essere trattati diversamente dall’impiegato aziendale al quale è richiesto ‘solamente’ il Green Pass Base. Quest’ultimo requisito per poter lavorare è già di per sè aberrante, ma evidentemente alla follia e agli abusi di potere non c’è mai fine.
Per altri motivi e con grande sofferenza mi sono imposta (anche quest’anno) di non guardare il Festival di Sanremo (e il sentore era giusto, visto l’andazzo della prima serata). In compenso sto recuperando (anzi, sono in fissa) la terrificante serie del 2017 The Handmaid’s Tale. Alla faccia della programmazione predittiva!
Avrei dovuto boicottare anche questa Milano Moda Uomo, invece ho ceduto.
A noi comuni mortali (e qualche sorcio) non resta quindi che goderci lo spettacolo online attraverso la piattaforma della Camera della Moda.
L’Uomo Prada celebra il lavoro
Lo show più atteso è stato sicuramente la sfilata Uomo Prada il 16 gennaio al Deposito della Fondazione in via Lorenzini.
Avevo già parlato del duo Miuccia Prada e Raf Simons l’anno scorso al debutto della collaborazione. Anche stavolta il brand italiano più forte del momento ha lasciato il segno con un evento concettuale e pieno di significati.
E voglio pensare che la Miuccia sia con me rispetto alle considerazioni sopra circa il diritto inalienabile al lavoro che spetta ad ogni essere umano.
Dieci anni dopo quella che fu una delle più leggendarie passerelle Uomo Prada (la mitica AI 2012-13), questa ne è la sua versione speculare.
Allora sfilava la parodia del potere e il ruolo dell’uomo incastonato dentro ridicoli e stantii codici estetici attraverso cui il potere, appunto, e il privilegio si manifestano.
Quest’anno, all’opposto, sfila l’elogio del lavoro. Lavoro come strumento democratico di affermazione, utile alla costruzione etica del ruolo maschile nel mondo.
E in passerella sono riapparse di nuovo affascinanti personalità del cinema.
Nel 2012 per chi siete impazziti tra Gary Oldman, Willlem Dafoe e Tim Roth? Io per Adrien Brody, dottore ingessato in cappotto rosso, occhiali altrettanto rossi e spille appuntate sul rever. Indimenticabile!
Prada piace al cinema
Quest’anno invece, tra gli altri, c’è un altro mio adorato attore, il magnetico Kyle MacLachlan! L’agente più fico del mondo (prima o poi scriverò qualcosa su Twin Peaks!), nonchè erede di Casa Atreides per David Lynch (ho scritto qualcosa sul nuovo Dune), apre la collezione dal sapore futuristico e allo stesso tempo pragmatico e quotidiano in un elegantissimo cappotto nero indossato sopra un abito blu polvere.
Chiude la sfilata uno spettacolare e un pò sgangherato nell’atteggiamento, voluto, s’intende, Jeff Goldblum in un cappotto bordato di pelliccia ecologica.
Ma c’è anche l’italiano Filippo Scotti (un po’ il nostro Timothée Chalamet) dell’ultimo bellissimo film di Paolo Sorrentino È stata la mano di Dio (qui l’articolo sulle mie avventure all’ultimo Festival del Cinema di Venezia).
E poi la chicca per intenditori. Cosa vi dice Tom Mercier? Io il fustaccione israeliano lo tengo d’occhio da un po’, dal colpo di fulmine per la sua intrigante interpretazione in We Are Who We Are di Luca Guadagnino.
A proposito di Guadagnino (vi mancava, ditelo!), c’era anche lui tra i fortunati invitati alla sfilata.
Dicevo, lo scenario non è più la metafora pesante del palazzo del potere, ma la dimensione di un nuovo classicismo illuminato da luci led.
Non più quindi giacche d’alta uniforme e ricami, ma giacche e cappotti da lavoro. Sartoriali però e preziosi nei tessuti, anche tecnici, conferendo così formalità a capi d’abbigliamento universali. La quotidianità viene valorizzata ed espressa attraverso eleganza e raffinatezza.
Il titolo dello show è Body of Work e i corpi sono enfatizzati da spalle oversize e punti vita delineati sartorialmente secondo un gusto anni ’80.
Colgo l’occasione per ricordare il grande couturier francese Thierry Mugler, da poco scomparso, e il suo stile unico di abiti scolpiti e rivoluzionari.
L’Uomo Prada: Body of Work
Tutti i look di questo Uomo Prada invece hanno un’allure naturale, normale.
L’invito è chiaro e la collezione, come lente per leggere il mondo, propone una riflessione che si traduce in rispetto, significato e prestigio all’impegno umano in ogni suo aspetto e a tutti i livelli.
Qui Raf Simons scrive un nuovo vocabolario della moda:
‘Concetti diametralmente opposti tra loro vengono messi a contrasto: la manifattura sartoriale dei capi fondamentali del guardaroba maschile viene combinata con elementi industriali, come tute e abiti da lavoro. La collezione non può essere definita né come sartoriale né come streetwear, ma mescola entrambi questi mondi mettendosi in discussione‘.
Non c’è gerarchia, i capi non hanno un ordine di importanza, perché le persone hanno la stessa dignità.
E io mi permetto di scomodare Pier Paolo Pasolini e i suoi Scritti Corsari che già nel 1975 mettevano in guardia da una nuova forma di fascismo (ribattezzato a posteriori ‘Il fascismo degli antifascisti’) della classe politica capitalista e del governo:
‘Questo nuovo fascismo, questa società dei consumi, invece, ha profondamente trasformato i giovani, li ha toccati nell’intimo, ha dato loro altri sentimenti, altri modi di pensare, di vivere, altri modelli culturali. Non si tratta più, come nell’epoca mussoliniana, di una irreggimentazione superficiale, scenografica, ma di una irreggimentazione reale che ha rubato e cambiato loro l’anima. Il che significa, in definitiva, che questa “civiltà dei consumi” è una civiltà dittatoriale. Insomma, se la parola fascismo significa prepotenza del potere, la “società dei consumi” ha bene realizzato il fascismo’.
(D. B.)
Il marchio Prada è uno dei più fascinosi e glamour, fin dalla sua fondazione. Ha sempre avuto quel tocco di classe in più che lo distingue da tutti gli altri prodotti e lo si vede in questa linea da te presentata e descritta nell’articolo!
Glamour!
E’ molto bello quando nella moda si può ritrovare un look di tutti i giorni, facilmente indossabile e che omaggio l’uomo normale. Lo apprezzo assai!
I miei occhi si sono inevitabilmente fissati su Gary Oldman, che per me resterà sempre il miglior Conte Dracula di tutti i tempi. Ho trovato molto interessante questo intreccio tra moda e cinema.
‘Vi prego, non importa. Fatemi vostra!’ ❤️
Stile ed eleganza contraddistinguono queste sfilate, questi abiti e chi li indossa. Come non soffermarsi su Adrien Brody con il suo cappotto rosso ed occhiali sui generis.
Maria Domenica Depalo
Il marchio Prada è uno dei migliori in assoluto e le nuove proposte di questa sfilate sono stupende.
Apprezzo la tua volontà di boicottare le attività che discriminano, in questo momento: la penso come te. Poi ci sono le Grandi Passioni, e a quelle, mannaggia, come è difficile dire no!
❤️
L’omaggio a Mugler era doveroso, un grande artista ha plasmato un modo di vedere le cose che sono state d’esempio per molti sia veterani che non, ho trovato la sfilata interessante Prada si conferma come sempre una certezza di stile ed eleganza con qualche vezzo estroso, sono curiosa invece di ciò che scriverai su Twin Peaks una delle mie serie preferite e lieta di sapere che ne stai recuperando una che adoro, spaventosa e ricca di suspence come dovrebbe essere una serie tv tratta da un romanzo. Complimenti per l’articolo.
Ciao Katrin, grazie.
Grazie per aver colto l’omaggio a Mugler. Grazie per aver amato anche tu Twin Peaks.
E grazie per aver testimoniato che The Handmaid’s Tale esiste e non è solo un incubo nella mia testa (possibile che non conosca nessun altro che l’abbia vista?).
Che spettacolo che Prada ha voluto per aprire la sfilata il mitico Kyle MacLachlan e un fantastico Jeff Goldblum!
Prada fa sempre belle collezoni, devo dire un pò particolari alcuni capi di questa collezione ma eleganti e belli.
Non sono per nulla aggiornata e infomarmata sulle collezioni e le sfilate da uomo. Ammetto però che Prada sfrutta bene il brand legandolo al mondo del cinema, perché così, anche una distratta come me, riesce ad ammirare degli abiti che indossati da modelli anonimi non avrei nemmeno considerato. Invece indossati da icone cinematografiche come quelle citate… bè: mi soffermo con molta attenzione!
Ahah, brava Marlene!
Ho letto tutto con grande interesse, ancor più considerando che attraverso l’Ateneo sto lavorando proprio sulla comunicazione di 1 brand di moda di rilevanza INTL. Questa collezione, come anche quelle di altri brand, è sottotono, secondo me. D’altra parte siamo in un periodo di confusione per molti, quindi ci sta.
Già. Come scrivevo, non ho seguito il Festival, ma ho sentito poi quasi tutti i brani e, niente, quando le persone, soprattutto gli artisti, non stanno bene perché bloccati nei movimenti e nell’espressione, non ne viene niente di buono. Niente di ché quindi mediamente, dal mio punto di vista, la qualità di quest’ultimo Sanremo.
Al contrario, invece, trovo nella collezione di Prada qualcosa di nuovo da comunicare. Anzi, colgo in essa un messaggio forte e chiaro, più che mai urgente.
Mi piace molto questo marchio e mi piace anche la possibilità di un look di tutti i giorni, un omaggio rivolto all’uomo normale.
Comunque la passerella di Prada uomo è tanta roba! Non potevi boicottarla, anche solo online c’è da godersela, hai fatto davvero bene! Invece su San Remo ti dò ragione
Mi sono persa alla vista di Gary Oldman e trovo Prada sempre di gran classe e raffinatezza
tanta roba
Meraviglia….