La moda non è solo moda e l’emergenza non è solo Covid.
Anche stavolta vogliamo darvi uno spunto di riflessione, con il glamour che ci contraddistingue, secondo il nostro stile, spero sempre garbato.
Ormai l’avete capito, sono molto coinvolta in questa brutta faccenda del Covid (che poi non è solo Covid, appunto).
Arrivo al dunque e ve lo dico a modo mio: avete fatto caso a come diversi film, ma anche certe tendenze moda, sulle passerelle e non, abbiano predetto gli eventi prima che effettivamente accadessero?
Avete notato come certe suggestioni, certe immagini, certe parole, perfino certi accessori che ora fanno parte del nostro nuovo quotidiano non sono poi così nuovi, ma, in un certo senso, anticipati (e suggeriti) da un pò?
Non vi fa un certo che, ad esempio, ripensare oggi al film Io sono leggenda del 2007 o a Contagion del 2011 (per nominare solo i più conosciuti dal grande pubblico)?
Il primo lo adoro (forse ora un pò meno, ahimè). È affascinante, ha delle atmosfere pazzesche nelle quali perdersi.
Mentre il secondo, dal clima, col senno di poi, un pò meno distopico di quanto sembrava, parla proprio di noi oggi, senza mezzi termini, senza distrazioni. Impossibile non vedervicisi.
Must-have glamour (non è solo Covid)
E non mi dite che avete dimenticato la collezione di Gucci autunno inverno 2018. Impossibile!
Ricordate la processione transumanistica che camminava in trance tra le sale operatorie? (L’avevo anche accennata in un articolo).
Il messaggio di tre anni fa ora non è più tanto fantascientifico, vero? La nostra identità è diventata per davvero, sì, un mix di diverse culture, ma anche e soprattutto il risultato di un’autorigenerazione attraverso i poteri della tecnologia e del digitale.
Lo stesso Alessandro Michele dichiarava:
‘Siamo il dottor Frankenstein della nostra vita. C’è una chiarezza clinica su quello che sto facendo. Pensavo a uno spazio che rappresentasse l’atto creativo. Volevo rappresentare il laboratorio che ho nella mia testa. È un lavoro fisico, come quello di un chirurgo’.
Restiamo ancora nella moda e rivediamo alcune sfilate a ridosso dello scoppio della pandemia.
Fateci caso, ora almeno una chirurgica come dispositivo di protezione individuale è sempre con noi. Ma prima del 2018 non si erano mai viste pubblicamente così tante mascherine indossate da artisti, musicisti e modelle. Prima dell'(ufficialmente) annunciata emergenza globale (marzo 2020) la mascherina era già un fenomeno mediatico di tendenza nello spettacolo, ma anche in passerella.
Escludiamo i casi a sè come Michael Jackson e i nostrani Myss Keta e Junior Cally (mi tocca rinominarlo anche se non vorrei). Archiviamo velocemente l’apparizione con naso e bocca coperti di Billie Ellish a gennaio 2020 ai Grammy Awards. Idem, ancor prima, quella di Fedez a settembre 2019 alla Milano Fashion Week PE20.
Ma come ci spieghiamo certi outfit dello street style internazionale e delle Fashion Week Haute Couture, e non solo, con maschere e velette di tulle e perle o di tartan?
Mascherina non è solo Covid
A Parigi per la primavera estate 2019 il brand Aganovich aveva proposto, tra outfit vittoriani e teatrali, anche velature in volto e vere e proprie mascherine.
Per la stagione successiva anche la giovane designer Marine Serre ha fatto sfilare raffinatezza in pieno stile francese e capi d’abbigliamento sportivo, mixati in una cornice futuristica data anche da mascherine texturizzate.
Andiamo avanti e troviamo mascherine anche alla New York Fashion Week per l’autunno inverno 2020 nella collezione, dove lo street incontra la couture, di Romeo Hunte.
Indubbiamente è curioso che una delle tendenze moda del periodo pre-Covid sia stata proprio quella che riguarda le mascherine per il viso.
Oggi la mascherina rappresenta la sicurezza e la protezione dal virus. Chissà se poco prima della pandemia gli stilisti hanno davvero semplicemente dato un’interpretazione fashion dei dispositivi con i quali in Oriente ci si protegge dall’inquinamento.
Chissà se l’ispirazione, attraverso un accessorio, aveva a che fare semplicemente con il design, senza alcuna utilità medica.
Si è trattato quindi solo di vezzi stilistici (e operazioni commerciali dei brand per rendere più glamour un oggetto sempre più diffuso in un mercato in forte espansione come quello asiatico), nonostante il chiaro riferimento all’attualità?
In ogni caso, se dare un nome alle cose significa farle esistere e gettare luce nuova sul loro essere, giocare d’anticipo mediante segnali simbolici, già assimilati dalla moda, dal cinema e dalle arti, non ci può lasciare indifferenti.
Coincidenze? Audacia? Inconscio collettivo?
Per me la moda non è solo moda. E l’emergenza non è solo Covid.
Torniamo ai film. La data di uscita di Contagion è importante: 9 settembre 2011. Lo stesso anno, 4 mesi prima (17 maggio 2011), si era tenuta la seconda giornata dell’Assemblea Mondiale della Sanità. In quell’occasione un certo Bill Gates inaugurava il decennio dei vaccini (2011-2021) e premeva per l’applicazione dei protocolli vaccinali in tutti i paesi del mondo.
Coincidenze, direte. Ok, lungi da me fare polemica in questa sede. Ma leggete fino in fondo, accettando per un attimo l’ipotesi (o anche solo lo stimolo di riflessione) offerta. Per il resto, come si suol dire, ai posteri l’ardua sentenza.
E se fossimo stati al cospetto di un monito? Effettivamente la diffusione di elementi (e indizi obliqui e subliminali) per abituarci in modo dissimulato e graduale a concetti inauditi e inaccettabili c’è stata. Si è trattato di una specie di inconscio collettivo degli artisti?
La butto là. Mai sentito parlare di programmazione predittiva?
Perchè non concedersi almeno di supporre che le grosse società cinematografiche, come le grosse industrie della moda, possano averci preparato ad una reazione ben designata, prima di affrontare la vera e propria questione?
La programmazione predittiva, è stata definita per primo dal ricercatore Alan Watt:
‘Si tratta di una sottile forma di condizionamento psicologico fornita dai media per far conoscere al pubblico i cambiamenti sociali pianificati che devono essere messi in atto dai nostri leader.
Quando questi cambiamenti saranno messi in atto, il pubblico avrà già familiarizzato con essi e li accetterà come un’evoluzione naturale, diminuendo così la resistenza e l’agitazione del pubblico‘.
Che dire, occhi aperti ragazzi!
(D. B.)
Mi è piaciuto questo articolo incentrato non solo sulla moda ma anche sulle tematiche attuali legate al Covid. In particolare il concetto di programmazione predittiva di Alan Watt in effetti si presta ad un’interpretazione interessante. Tuttavia più che parlare di sottili condizionamenti psicologici parlerei semplicemente di possibili scenari cinematografici fantasiosi. Se fosse così semplice condizionare le persone, dovremmo essere praticamente sempre pronti a qualsiasi emergenza.
Maria Domenica
Ciao Maria Domenica, tienti pronta!
Anzi, lo sei già, ma non ne sei consapevole.
Tutto questo devo dire che mi mette i brividi. Il transumanesimo è un processo contro il quale dobbiamo remare e quelle realtà apocalittiche dobbiamo impedire diventino realtà, seppur già potrebbero sembrare che sono in mezzo a noi.
Credo nell’uomo più che nella gente, nello spirito e nella Luce più che nella materia e l’Oscurità. Nella Verità e nel Coraggio, più che nella Menzogna e nella Paura.
Condizionamenti psicologici è la parola giusta, perché non si trattava di “preparare” le persone, ma di farle “adattare” all’anormalità che doveva essere accettata come normalità.
Resistiamo credendo sempre nell’Unione, non nella Distanza. Nell’Amore, non nell’Odio.
Che tutti possano tornare ad abbracciarsi e baciarsi senza paura, danzare per strada, mangiare in ogni luogo ed in ogni orario, che la cultura ritorni patrimonio di tutti e la Bellezza salvi il Mondo!
❤️
Niente da ridire: anzi, io lo dico da anni. Che certe situazioni “predette” nei film di fantascienza, che sembravano effettivamente scenari cinematografici fantasiosi, ora sono realtà. Condizionare le folle è più semplice di quanto sembri (basti pensare alla Storia, neanche tanto lontana, ma ai tempi priva dei media!)…. e comunque, anche io adoro Io sono leggenda. L’avrò guardato decine di volte: solo l’interpretazione di Will Smith è leggendaria!!
Ciao Nicoletta, sai perché mi piace un pó meno adesso ‘Io sono leggenda’? Perché lo trovo una ruffianata sulla bontà aprioristica della scienza.
Ultimamente evito tutti i film che parlano di pandemie o di catastrofi (la versione live in 3d della pandemia mi basta). Per quanto riguarda le mascherine nella moda… ok servono, dobbiamo portarle come “zuccherino” che almeno siano belle. Peccato che io ora mai da 2 (o tre?) anni mi tocca spannare gli occhiali un minuto si e l’altro pure, se no per c’é sempre la nebbia.
Un articolo per certo versi originali perché si intrecciano due tematiche diverse come la moda e l’attualità. Chi avrebbe mai pensato che questo scenario dipinto spesso nei film o nei libri potesse divenire realtà… – Amalia
Caspita l’ho letto tutto d’un fiato. Conosco anche io quei due film, molto belli, ma allo stesso tempo anche inquietanti. Per quanto riguarda la moda invece, è proprio vero che non perdono un colpo. Per quanto le trovi soffocanti, metterle per metterle, tanto vale che siano belle e almeno non sono usa e getta e inquinanti quelle di stoffa dell’alta moda!
i mass media senz’altro ci vedono lungo e quindi fanno anche presto a far credere alle folle determinate cose. Diciamo che pensandoci col senno di poi questi 2 film fanno veramente riflettere.
Caspita che meraviglia! Hai fatto un’analisi molto interessante. Non conoscevo questo film e generalmente non vedo film su pandemie o comunque legate a qualche evento catastrofico (futuro). Condivo!
Si, è davvero impressionane, giorni fa riflettevo proprio su questo. Così come è impressionante che già stiano uscendo serie e film TV relativi al post Covid …
Articolo molto interessante. Finalmente leggo di interrogativi diversi (ma tu, mi hai sempre abituata ad un bell’approccio critico!) Ammetto di non leggere alcun segno predittivo. Io viaggio per il mondo da che ho 15 anni. Per fare ciò mi sono fatta una martea di vaccini e mi sono ritrovat molto spesso in situazioni anche più epidemiche dell’attuale (anche se non pandemiche). Ero a Taiwan, nel 2003, in piena SARS. E non scorderò mai le barelle sui marciapiedi, a terra, per giorni. Sono atterrata in una NY mascheratissima nel 2014 a causa di un’epidemia di Ebola pazzesca. E spraizzavano robe (chissà che era) tutti vestiti da palombari che manco in ET. Queste situazioni, seppure limitate entro confini territoriali (ma non nazionali eh, perché la Sars fu a un passo per diventare pandemia, si era già diffusa in tutta ASIA e parte del continente africano) sono una realtà da tempo. L’arte filmica e di costume trae moltissimi stimoli dal passato e dall’attualità. Quindi in queste passerelle vedo innanzitutto molta contemporaneità, il che si rende sempre necessario nel mondo del mercato, e anche citazioni di ciò che abbiamo già superato. Che, ammetto, lo vivo come un buon auspicio.
Cara Elena, vorrei tanto essere ottimista come te
Niente succede a caso. Sono convinta che certe dinamiche vengano prima create per avere accettazione e poi rese reali in un modo o nell’altro. A quale scopo? la sentenza ai posteri, io comunque continuo a pensare che purtroppo gli interessi della collettività spesso sono asserviti agli interessi economici di pochi. lo so, un pensiero scomodo…
Sono con te. Del tutto. Grazie.
E se molto banalmente certi film non predicono nulla ma sono solo ispirati dal passato? Di epidemie ce ne sono state altre come la spagnola, il colera, la peste nera ma solo immaginate come si potessero affrontare ai nostri giorni, sono troppo ottimista per pensare e fare un ragionamento allarmistico come il tuo ma non tutti siamo uguali.
Molto bello ed interessante questo articolo, dove non si parla solo di moda ma anche di attualità e dove questi due temi si intrecciano.
Non conosco abbastanza il mondo della moda, ma sta a vedere anche lì si tratterà di mode (appunto) che ritornano, ma per quanto riguarda il cinema trovo veramente un’offesa all’intelligenza del lettore citare due film a caso: il tema di grandi epidemie incontrollabili esiste da sempre nel cinema horror o di fantascienza (o nella letteratura), talvolta è in qualche modo connesso all’orrore del contagio insito nelle fantasie sul vampirismo, talvolta è proprio raccontato in termini meno gotici e più futuribili. Ma c’è da sempre, potrebbe essere trattato come un filone a sé, d’altronde è una delle grandi paure ataviche. Persino io ho scritto nel 2019 e pubblicato nel 2020 un romanzo dove certi passaggi raccontano di malattie sconosciute, virus sconosciuti, esperimenti medici pericolosi in misteriosi laboratori, ma l’avevo finito e consegnato all’editore nel 2019. Si tratta di archetipi… No lo ammetto, ovviamente sapevo, sono da tempo socio, collaboratore e amico di Bill Gates, ma non ho fatto in tempo ad avvisare l’umanità perché per un mancato accordo tra i poteri forti sono stato pubblicato solo a fine 2020, quando il grosso era già successo. Mi hanno promesso che mi compenseranno dandomi l’anteprima di un’altra grande profezia tra una decina d’anni, ma sospetto un imbroglio, perché sembra che tra una decina d’anni dovremmo essere già estinti, o comunque su Marte… Dunque vorrei essere menzionato anch’io in questi articoli.
E anche la citazione finale, molto a effetto, andrebbe contestualizzata: quando e dove è stata pronunciata, in riferimento a cosa? Senza contesto posso trovarne un’infinità di frasi di filosofi e scrittori e sostenere che sapevano esattamente cosa sarebbe successo oggi.
Insomma un articolo profondamente inutile per non dir di peggio.
Buongiorno, grazie per l’impellente e diligente commento.
Articolo interessante e attuale.
Articolo interessante, siamo davvero dei Frankestain; credo però che più che farci condizionare dalla moda e dal cinema siano loro che si fanno influenzare dalle masse, per vendere. Trovo che entrambi siano diventati molto commerciali, negli anni hanno perso la loro influenza e siano state contagiate dal populismo dilagante
Articolo interessante, hai affrontato due tematiche che apparente mente non c’entrano nulla, ma l’odierna storia ha fatto si che tutto il mondo cambiasse anche la moda e il cinema, ci si evolve come un bruco diventa farfalla, l’analisi che hai fatto la trovo brillante, che dire…Era tutto già scritto? Programmato oppure sono i media e chi lavora con loro a guidare il pensiero che forse è così, lo spirito critico, non deve mai mancare perchè è solo grazie a quello se siamo in grado di dubitare di chi crede di aver tutte le risposte gia pronte, tutto è in gioco bisogna solo vedere chi è disposto a sedersi al tavolo con i giocatori e mostrare un altro punto di vista, il mondo della moda come il resto si adattano, sanno farlo perchè hanno imparato come si fa e nel mondo moderno questo fa la differenza nella comunicazione.
Leggendo il tuo articolo mi sono soffermata sulle mascherine chirurgiche che prima della pandemia non erano così viste in giro.
Ricordo nel 2018, quando siamo stati in Giappone per il viaggio di nozze, notavamo alcune persone con le mascherine e le abbiamo pure acquistate prima di partire come souvenir, pensa a come cambia il mondo!
Ciao non avevo notato la presenza delle mascherine già presente da anni sulle passerelle, ma forse perché sembravano eccentriche, ora non più
certo che di influenza ne hanno e come, sanno come approfittare delle situazioni per trarne vantaggio