Ciao piccole grandi donne! Siete state a vedere Piccole donne, l’ultimo film al cinema di Greta Gerwig?
Io sì e ve lo consiglio, anche perchè l’attuale adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Louisa May Alcott (in due volumi, Piccole donne del 1868 e Piccole crescono del 1869) ha qualcosa in più rispetto i precedenti.
A parte l’incipit al femminile, correggo subito il tiro e mi rivolgo a tutti, anche ai maschietti. Quest’opera intramontabile, soprattutto nella versione della Gerwig, non vuole avere un destinatario esclusivamente femminile, anzi.
Piccole donne è per tutti, uomini inclusi
La storia delle sorelle March la conosciamo più o meno tutti. Qui la regista aggiunge elementi biografici dell’autrice del libro per dare una dimensione più realistica e per riflettere sul ruolo della scrittrice ieri come oggi.
Si tratta di una personale versione del classico sulla femminilità. Ma la femminilità è affare di tutti, anche degli uomini.
E’ un film per le donne e gli uomini del nuovo millennio. I personaggi sono reinterpretati con un tocco moderno e innovativo. E secondo me più unisex.
Non solo perchè l’iconica Jo (Saoirse Ronan) è una ragazza maschiaccio e il dolce Laurie (Timothée Chalamet) un ragazzo con un nome femminile e una sensibilità non comune, ma perchè l’universo femminile va convissuto, se lo si vuole conquistare.
Ricordate quando parlavo della moda fluida? Qui il gioco di scambio d’abiti di scena tra i due attori, non solo esalta la bellezza androgina di entrambi, ma rende la storia profondamente aggregante.
Così come i personaggi maschili si innestano perfettamente in quelli femminili come fossero altre sorelle, così il film è significativo per tutti.
E che uomini!
Dicevo, negli anni sono state fatte ben altre sei versioni, cinematografiche e per la tv, dell’immortale libro che parla di donne, arte e soldi. Di parità dei diritti tra uomo e donna. Della consapevolezza delle donne nel contrastare una certa arretratezza nel pensiero maschile.
E vabbè. Le altre versioni non le ho viste tutte, ma questa per me era d’obbligo. Sì, sono corsa al cinema anche perchè tra gli intrepreti c’è il mio adorato Timothée Chalamet!
Ovvio, anche qui è irresistibile, bravissimo, arruffatissimo (e arrapatissimo).
Ma c’è anche il figone Louis Garrel nel ruolo di Friedrich (personaggio cruciale, ma poco in scena purtroppo) e vederli insieme è stato pazzesco!
Le donne possono essere tutto quello che vogliono
Insomma, gli ingredienti per andare a vedere questo film ci sono tutti e le mie considerazioni finali sono, se pur combattute, davvero interiorizzate.
Da una parte Piccole donne, nel grande classico della letteratura, e ora ancor di più nel film, parla di tematiche esistenziali quali la solidarietà, l’emancipazione e l’indipendenza economica femminili. E’ un bestseller protofemminista e un punto di riferimento importante per riflessioni sui ruoli di genere.
E’ in un certo senso il precursore di Sex and the City, non trovate? Cento anni prima le mitiche ragazze di New York, complesse e all’avanguardia, tutte ugualmente brillanti e piene di talento, ma allo stesso tempo femminili, vanitose e romantiche, erano già state inventate.
Dall’altra, Piccole donne pur essendo ispirazione e soprattutto identificazione di molte autrici nell’anima indomita della protagonista, ha un finale non so se solo sorprendente o anche amaro. Insomma, se Jo è l’alter-ego della stessa Alcott, che non si è mai sposata e si è dedicata a tempo pieno alla scrittura e all’educazione, perchè poi Jo si sposa?
Perchè l’amore vince su tutto? Perchè l’arte può essere praticata senza trascurare la vita privata? E perchè il matrimonio può coesistere con la carriera, con l’ambizione e con l’autonomia femminile?
Il capolavoro fa incazzare
Stavolta, più di altre, non ho sopportato per niente bene il finale, mi si è stretto il cuore e allo stesso tempo mi sono indignata.
Va bene, non esiste una sola scelta giusta e un solo modo di essere donna. Esiste una vita che segue il proprio istinto, un pensiero indipendente, al di fuori delle pressioni sociali e del matrimonio. Quest’ultimo non è l’esclusiva per la realizzazione femminile, non più dell’affermazione nel lavoro e il perseguimento delle proprie aspirazioni.
Ma alla fine Jo si sposa! Cede. Dunque la complessità femminile, la contraddizione umana che rifiuta i dettami sociali, a quanto pare, finisce per far soffrire. I rischi sociali e individuali che si corrono a essere come Jo sono la mancata indipendenza economica e la solitudine.
L’identificazione con il personaggio anticonformista che si fa addomesticare dalla vita si rivela un tradimento. Un colpo basso e crudele.
Ho trovato pace solo leggendo la recensione di Ilaria Gaspari su ilLibraio.it e questo passo illuminante:
‘Solo a condizione di soffrire per la trasformazione di Jo, per la sua rinuncia a una libertà impossibile, si può considerare Piccole donne un libro rivoluzionario, storia di una rivoluzione fallita. Perché la bellezza di Piccole donne è tutta nel bruciore di questa sconfitta: nel dolore dell’insolenza perduta‘.
(D. B.)
Ho ricordi vaghi dal libero, micodo che é un libro scritto nel 1868, come tale va inquadrato nel suo concetto storico, quindi se il film ( che devo ancora vedere) si attine al testo, rispecchia la condizione dell’epoca e non dell’attuale.
Ho trovato libro sempre molto bello e accattivante nella lettura e ho visto i diversi film che ne hanno fatto ma questo non ho avuto ancora modo di vederlo resta sempre un bellissimo film sicuramente da vedere
Devo ancora andare a vederlo. Ma dalla tua recensione, ho capito che dev’essere bello perché rispecchia il libro (che sto rileggendo).
Se prima di leggere il tuo articolo ero curiosa di andare a vedere il film, ora lo sono ancora di più!
Non ho ancora visto il film, ma mi hanno parlato bene dei costumi e della fotografia che rispecchia molto i canoni del libro. Cercherò di recuperare assolutamente il film.
Le pellicole, le ho viste tutte, letto ovviamente il romanzo in quinta elementare, quando già avevo le idee chiare su cosa volevo fare da grande, fu la Alcott a darmene conferma, non avrei seguito la solita storia, della donna che deve sposarsi, che deve avere figli, che deve stare a casa insomma lo stereotipo che tutte conosciamo, ho scelto io chi amare, ho scelto io il lavoro che volevo fare, e ho abbandonato gli studi che non desideravo fare, la vita è fatta di scelte, siamo noi a decidere, è vero mi trovi d’accordo, il finale è un pugno nello stomaco, ma secondo me è stato fatto apposta, per dare a tutte noi quello schiaffo, di cui abbiamo bisogno per dire altre mille volte ‘Io decido per me’, il film mi è piaciuto davvero molto, c’è tutto eleganza, passione, arte, glamour e avanguardia, gli attori tutti azzeccatissimi nei loro ruoli.