Sanremo: glamour e tanti tanti saluti

Bene, anche questo Festival di Sanremo è andato. Io come tutti gli ultimi anni a questa parte l’ho seguito il più possibile. Per i momenti noia o per gli ospiti personalmente non troppo graditi c’era il telecomando (e dio sa come mi avvento sul telecomando a volte!).

I verdetti sono stati dati. Io tifavo per Diodato con Roy Paci e per Renzo Rubino. Tifavo anche per gli Elio e le storie tese e per i Decibel, ma proprio per questi ultimi due ce l’ho messa tutta a non soccombere alla malinconia che entrambi i loro pezzi suscitano (l’uno canta l’addio dalle scene degli stessi Elii e l’altro omaggia il compianto David Bowie).

Tanto si può dire del Festival di Sanremo, ma in questo contesto dedichiamo innanzitutto due parole al direttore artistico, poi qualche curiosità endemica e per finire spazio alla primadonna del palco.

Chissenefrega se Claudio Baglioni è antipatico, mica dobbiamo frequentarlo? magari! A me interessa il potere liquefacente che hanno le sue Mille giorni di te e di me e La vita è adesso. Purtroppo però mi sono anche rivoltata sul divano quando rispettivamente Biagio Antonacci e il Volo prendevano la parola in nome della formula rodata (e vincente?) che prevedeva insistiti e ricorrenti duetti. Ma perchè??

Parliamo subito di qualcosa di poco chic forse, ma che ci dà tanta soddisfazione, la presenza veneta al Festival. Ahah, lo so, è una cosa banale, da anziani, ma sentite: oltre al nostro Red Canzian, c’era poi tra le Giovani Proposte la vicentina Eva Pevarello (e fino alle semifinali la trevigiana Alessia Toffoli). C’erano poi il vicentino Danilo Rea al pianoforte per Gino Paoli e Baglioni quando hanno omaggiato Dè Andrè e Bindi, il veneziano Pino Donaggio a capo della Giuria di qualità e il veronese Milo Manara con i suoi ritratti dei grandi maestri, tra i quali Sergio Endrigo, esule istriano rifugiato a Venezia.

Sanremo: altolà al ..look!

Veniamo a noi, vogliamo non parlare degli outfit di Michelle Hunziker? Ebbene, gran brava ragazza, a suo agio nella missione e negli abiti, praticamente ha fatto tutto lei. Ma dio mio, quelle braccia, quei gomiti sempre troppo staccati dai fianchi, sempre ad agitarsi. Quante volte le abbiamo visto l’ascella?

Inizia con una certa prudenza, in manica lunga e scollatura profonda e sensuale: è stupenda nel lungo a sirena di velluto nero Armani Privè.

Poi via alle bracciate. La ragazza anche a Sanremo deve muoversi, non può avere impalcature troppo scomode, nè nella mise, nè in testa. I capelli sono quasi sempre sciolti e morbidi sulle spalle. La seconda sera ci mostra subito qual è il suo potenziale di apertura ascellare in uno sfrenato e liberatorio ballo in un pur elegante e raffinato abito Alberta Ferretti.

Sarà per questo, dico, che di acconciature gliene hanno fatte sì e no due in croce e semplici semplici? E allora via ai saluti, Michelle saluta sempre, saluta tutti, con entusiasmo e sbracciandosi ampiamente.

La terza sera veste Trussardi (l’azienda del compagno), da casa gli abiti non piacciono, acidissimo il tweet di Enzo Miccio. Lei comunque saluta. Saluta sempre sorridente. Oppure esulta abbracciando il mondo.

Ah, i gioielli, non molti e poco appariscenti perchè di intralcio all’entusiasmo incontenibile della svizzera, sono Tiffany & co e Swarovsky. Le scarpe sono Le Silla, Christian Louboutin e René Caovilla.

La quarta sera lo stile ironico e graffiante di Moschino piace molto da casa. E a lei: l’effervescente personalità della Hunziker può abbandonarsi per qualche attimo a posture rilassanti. E traspiranti.

Comunque i saluti ascellari di certo non mancano.

Alla serata finale, ancora in Armani Privè che le dona particolarmente, quand’è un pò stanca prende fiato aggrappandosi con pose pret-a-porter a chi ha vicino. Una nota di merito a questo punto va a Pierfrancesco Favino, spalla, non solo in senso lato, sempre disponibile ed accogliente.

Voto finale 10 (che comprende la depilazione sempre impeccabile): grande Michelle Hunziker!

(D. B.)

 

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