Sciopero degli attori, Hollywood si ferma.
Sono giorni strani, ho sensazioni di tristezza e orgoglio insieme.
Il mio cuore era già spezzato per le ultime dichiarazioni del mio amatissimo Xavier Dolan. Leggere del suo sconforto nei confronti dell’attività di regista è stato straziante:
‘Non ho più la forza o la voglia di impegnarmi in progetti che nessuno vede’.
Contrariamente alle mie aspettative, e, evidentemente, quelle del regista, la miniserie The Night Logan Woke Up, della quale vi parlavo qualche articolo fa, è attualmente in uscita solo in Canada, Francia, Giappone e Spagna.
Perché nessun altro l’ha acquistata? Questa è la nostra domanda!
Se l’insoddisfazione e il punto di vista dell’autore canadese Dolan possono non essere ben compresi da tutti, le riflessioni sulla sua carriera e sull’aspetto economico arrivano in un preciso momento dell’industria del cinema:
‘Sono stanco e non guadagno niente’.
‘Potrei dirigere delle serie. Ma non desidero più fare film. Il mondo non è messo bene… e voglio aiutare il più possibile. L’ho fatto, in silenzio, ma ora voglio essere più esplicito. Credo che ora i miei progetti mi portino altrove’.
Dicevo, come se non bastasse questo, arriva un’altra batosta, severa ma, come si suol dire, giusta: il cinema americano si è fermato.
Lo sciopero degli attori sta tenendo Hollywood con il fiato sospeso
E’ in atto il più importante sciopero degli ultimi anni degli attori e sceneggiatori hollywoodiani.
Da una parte, egoisticamente, sono dispiaciuta per la mia personale fruizione di cinema, anche al consueto appuntamento al Festival del Cinema di Venezia di settembre. Ma dall’altra, sono sollevata e assolutamente unanime con gli artisti (anche stavolta) che finalmente alzano la testa.
L’attuale mobilitazione negli Stati Uniti rivela una situazione molto più complessa di quanto potrebbe apparire a prima vista.
Lo sciopero degli attori, minacciato già da inizio mese, è scoppiato perché, scaduto il termine, iniziato il 7 giugno, per la rinegoziazione del contratto collettivo con le major cinematografiche, non è stato raggiunto un accordo.
La categoria degli sceneggiatori (riuniti nel sindacato WGA) era già in agitazione da oltre due mesi, esattamente dal 2 maggio.
Come questi ultimi, anche attori e attrici (160.000 iscritti al sindacato SAG-AFTRA), ora sono in protesta fino all’accoglimento delle loro richieste da parte dei rappresentanti degli studios (la società AMPTP).
Dal 13 luglio quindi gli interpreti del piccolo e grande schermo si sono uniti ai colleghi che scrivono i film, paralizzando così l’industria dello spettacolo statunitense.
Era dal 1963 che sceneggiatori e attori non scioperavano compatti. I secondi, che godono di maggiore visibilità, hanno fatto sì che lo stop ora significhi davvero interruzione immediata di tutte le attività, a partire dalle riprese.
Da spettatori non ne risentiamo all’istante. Gli effetti a catena dello sciopero e i ritardi si vedranno tra mesi, con film e serie tv che non usciranno. Ma è chiaro che Hollywood è in subbuglio. E chissà fino a quando.
Sciopero degli attori: blocco dei set, delle promozioni e degli eventi
Anche Christopher Nolan, sta vivendo un momento particolare, amaro ma fiero.
Avete visto, no, proprio il 13 luglio, che alla première di Londra il cast del suo ultimo film, Oppenheimer, si è ritirato senza entrare in sala?
Anticipato di un’ora il red carpet, per permettere agli attori di sfilare, Cillian Murphy, Matt Damon e gli altri hanno immediatamente aderito allo sciopero, che in quel momento veniva ufficialmente annunciato a Los Angeles, interrompendo così la promozione.
Il regista britannico, già in sciopero come sceneggiatore, in merito alla mobilitazione che sta paralizzando e destabilizzando Hollywood e i festival autunnali ha dichiarato:
‘È stato un momento agrodolce, eravamo tutti lì. Siamo stati fortunati, abbiamo avuto l’occasione di celebrare in qualche modo il film. Gli attori erano lì per dare il loro sostegno, ma poi quando è giunto il momento hanno dovuto andare a offrire il loro supporto agli altri attori e anche agli sceneggiatori’.
Sciopero degli attori: non tutti sono divi da contratti milionari
Sempre Nolan sostiene anche:
‘Non si tratta di me, non si tratta delle stelle del mio film’.
‘È un momento importante nell’industria. I modelli di business sono stati riscritti dalle compagnie per cui lavoriamo, ed è ora di riscrivere gli accordi. La speranza, con l’unione di tutti, è che succeda presto’.
‘È molto importante che tutti capiscano che è un momento chiave nel rapporto tra i lavoratori e Hollywood’.
Lo sciopero degli attori americani, contro il rifiuto della controparte di tener conto della diversa distribuzione dei prodotti nel contesto mediatico attuale, verte su due punti: la questione royalty e l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.
La prima rivendicazione sul tavolo delle trattative con i principali studi di produzione e di streaming è l’aumento dei diritti residuali quando i film e le serie tv vengono messi online sulle piattaforme.
La seconda è la tutela contrattuale dallo sfruttamento, senza consenso e retribuzione, del proprio volto e talento attraverso l’Intelligenza Artificiale.
Su entrambi i punti Warner Bros Discovery, Disney, Netflix, Apple, Amazon, Paramount, ecc. non hanno concesso ancora alcun cedimento.
Insomma, il vaso è colmo. Oggi, da una parte, lo streaming e, dall’altra, la minaccia dell’Intelligenza Artificiale stanno danneggiando sceneggiatori e interpreti. I compensi, già compromessi, e la professione stessa sono seriamente in pericolo.
Il sindacato chiede degli adeguamenti contrattuali, cioè migliori condizioni di lavoro e corrispettivi economici sulla base delle nuove modalità di fruizione dei prodotti cinematografici e televisivi.
Nuovi scenari economici dello streaming
Occorrono garanzie sui diritti d’autore calcolati, non solo sulle repliche, ma sugli effettivi dati di ascolto. E occorrono garanzie sulla non sostituzione della persona attraverso l’utilizzo dell’AI.
La presidente del sindacato è l’attrice Fran Descher (la protagonista della serie televisiva degli anni ’90 ‘La tata‘).
Leader accanita in difesa dei diritti degli attori, non le manda a dire:
‘Ciò che sta accadendo qui è importante perché accade in ogni ambiente lavorativo, i datori di lavoro hanno come priorità Wall Street e la cupidigia e si dimenticano di chi alla base fa muovere la macchina’.
Le sue esternazioni accendono i riflettori sugli enormi profitti delle case di produzione, ai quali non ha fatto seguito un adeguamento dei compensi di tutti coloro che portano avanti ogni giorno la macchina:
‘Non posso credere al modo in cui gli studios piangano miseria, dicendo che stanno perdendo soldi a destra e a manca quando danno centinaia di milioni ai loro amministratori delegati. È disgustoso, devono vergognarsi, quando la maggior parte degli americani non ha neanche 500 dollari da parte per le emergenze’.
Le richieste sono più che sacrosante, ma, mentre la prima rivendicazione in ambito giuslavoristico si può risolvere a partire dalla trasparenza e condivisione dei dati da parte delle piattaforme di streaming, la seconda è più critica: chi stabilisce chi sia il proprietario dell’immagine di un attore nel caso in cui l’Intelligenza Artificiale la riproduca?
Il tema di fondo, quasi celato, è l’Intelligenza Artificiale Generativa. Lungi dall’essere un’ipotesi astratta, gli studi cinematografici potrebbero sostituire di sana pianta gli scrittori umani o gli attori nei set cinematografici con una versione sintetica.
E qui torniamo all’argomento dell’articolo precedente: l’AI si sta rivelando sempre più un problema che un’opportunità.
Nuovi scenari dell’Intelligenza Artificiale
I vantaggi tecnologici non devono soppiantare i diritti dei lavoratori creativi, e non solo. Questa cautela vale per la moda, per il cinema, per ogni ogni settore.
Spicca tra le richieste principali degli sceneggiatori televisivi e cinematografici statunitensi la limitazione dell’uso futuro dei nuovi strumenti intelligenti di scrittura, come ChatGPT.
Dev’essere messo per iscritto che l’AI può essere utilizzata solo per scopi di ricerca e non per sottrarre lavoro ad un’intera categoria di professionisti, fino a sostituirla, e, nel caso degli attori, fino allo sfruttamento perpetuo della loro immagine.
La tecnologia oggi consente di utilizzare la scansione digitale di un attore per riutilizzarne l’immagine all’infinito.
L’industria del cinema in questo momento ha la responsabilità di condurre il dibattito in modo responsabile, garantendo un futuro equo per tutti. La questione richiede un dialogo aperto e una regolamentazione attenta.
Malgrado gli appelli anche di esperti e studiosi sul fermarsi, i big dell’Intelligenza Artificiale continuano ad andare avanti a passo spedito. Idem, al momento, i boss degli studios, che negano che gli enormi cambiamenti in corso nell’industria dello spettacolo e nell’economia in generale abbiano un impatto nefasto su chi lavora per loro.
E’ un momento storico cruciale. Se il problema dell’Intelligenza Artificiale non viene risolto subito, saranno guai. Non solo per gli attori.
La situazione dunque è delicatissima e importantissima e io sono assolutamente solidale con questa battaglia. Pazienza se per un po’ dovremo fare a meno di tour promozionali, interviste e red carpet made in USA.
Pazienza se al Festival del Cinema di Venezia (dal 30 agosto al 9 settembre) faremo a meno di Zendaya.
Lo sciopero degli attori americani, che impedisce la promozione dei film cui hanno partecipato, comunque, tutto sommato, non ha influenzato particolarmente l’80esima edizione della Mostra al lido.
Il Festival del Cinema di Venezia è (per lo più) salvo
Non sarà insomma un festival del cinema disertato dagli americani. Ci sarà qualche defezione, ma essendoci molte produzioni indipendenti (con le quali non c’è battaglia sindacale), né il programma né il red carpet saranno carenti di star hollywoodiane.
Il rischio che tutte le case di produzione ritirino i propri film in caso ci sia solo il regista a fare la promozione è stato scongiurato.
A parte la ritirata del film di apertura! Che disdetta (in tutti i sensi)!
E’ incognita sulla presenza al lido di Bradley Cooper e il suo Maestro e di Adam Driver per Ferrari di Michael Mann.
Mentre, cavoli, nessuna speranza per quel che riguarda Challengers, l’ultimo lavoro americano del nostro Luca Guadagnino!
(Eppure Povere Creature! di Yorgos Lanthimos sarà presentato anche senza Emma Stone e Mark Ruffalo ad accompagnarlo).
Sì, faremo a meno, non solo di Zendaya, appunto, ma addirittura del film! E di Josh O’Connor e di Guadagnino. E, sì, aspetteremo il 2024 per vederlo.
Challengers, del quale già vi parlavo a gennaio, doveva essere il film di apertura del Festival, invece produttori e regista, vista l’assenza degli attori, hanno preferito far slittare la data d’uscita.
Legittima strategia economica o totale solidarietà agli attori da parte di Guadagnino? O entrambe le cose?
Non riesco ancora a dare una precisa lettura a questa solitaria e singolare estrema decisione.
Pazienza. Sì, pazienza e guardiamoci almeno il bellissimo trailer intanto.
Va bene così, dai. Ci saranno ben sei film italiani in concorso e di questo sono molto felice.
Vedremo come evolveranno le cose, ma, come dice Mark Ruffalo, che propone di non dare più la precedenza ai colossi della produzione:
‘Se tutti ora ci dessimo ai film indipendenti?’
(D. B.)
E’ un periodo strano per Hollywood, ora che tutta la catena di montaggio è ferma non so cosa potrà succedere.
Però sono contenta che con gli sceneggiatori e le comparse, ci siano in prima linea i grandi vip, visto che con loro la cosa è presa più seriamente
Chissà è un momento particolare per ogni settore, l’AI diventa sempre più presente e capisco che stia dando problemi. Sono felice che attori di fama hanno aderito allo sciopero per difendere i propri diritti.
Beh hanno fatto bene.. è per giusta causa alla fine!
Ciao, concordo con la protesta, in ogni industria c’è lo sfruttamento purtroppo, meglio reagire
Ciao una protesta legittima, devono fare valere i propri diritti di lavoratori
Assolutamente una protesta giusta!
Spero tanto che la protesta degli attori venga presa seriemente come quelle di tutti i lavoratori, perchè ho avuto la sensazione che non fosse così!!
‘People have the power’ è vero ed è anche ora che le persone lo riprendano ad utilizzare per le giuste motivazioni, come artista mi sento di dare il mio supporto a chi sta protestando, noi artisti possiamo usare la nostra influenza per far sentire la nostra voce, ed è giusto che sia così finchè le major non faranno nulla per tutelare gli artisti possiamo dar battaglia.
Ho sentito anche molti attori e doppiatori italiani (stravedo per Luca Ward) che si lamentano più o meno per lo stesso motivo. Per quanto riguarda l’AI spero sia solo una moda momentanea.
Effettivamente il problema riguarda tutto lo star system, sia le star che le persone comuni che lavorano nel mondo del cinema. Non sottovaluterei in effetti le conseguenze dell’uso dell’AI che, da un punto di vista lavorativo, potrebbero essere davvero deleterie per i lavoratori.
A proposito di AI, avete letto la notizia di Tom Hanks che ha denunciato un’azienda che, usando l’intelligenza artificiale, ne ha sfruttato l’immagine per pubblicizzare un prodotto?
Maria Domenica
L’ai in molti campi può diventare un problema serio, perché va a sostituire i lavoratori ad un costo infinitamente più basso. Se la protesta non va a buon fine, si potrebbe tradurre in una corsa al ribasso sui salari.
Spero che lo sciopero degli attori porti davvero a qualcosa di produttivo, ma non devono mollare finchè non avranno i giusti diritti.